Ringrazio il pubblico presente a tale presentazione e, in par-ticolare, Alberto Varvaro, che ho tenuto all'Università degli Studi di Napoli Federi-co II dietro il gentile invito del Dipartimento di Filologia Moderna 'Salvatore Batta-glia' il 14 dicembre 2009. * La presente relazione è la versione scritta di una presentazione orale, presiedu-ta dal prof. Il risultato, si spera, fornirà un punto di partenza per un discorso più generale all'interno della linguistica storica per ri-flettere sulla corretta sistemazione, presentazione, analisi e interpreta-zione di dati linguistici, certo non omogenei, come quelli offertici dal napoletano. Qui non è certo mia intenzione abbozzare un vademecum per chi si accinge alla compilazione di una grammatica diacronica piuttosto mi prefiggo un compito più modesto e meno ambizioso, ossia quello di puntare un oc-chio critico e, dove necessario anche giustificatore, sui presupposti pra-tici, logistici e teorici che sono emersi nella costruzione e compilazione di tale grammatica. In questo articolo vorrei considerare i problemi e i metodi insiti nell'elaborazione di una grammatica diacronica e in particolare medita-re sulle motivazioni di alcuni dei principi e delle decisioni che mi han-no guidato nella composizione di una Grammatica diacronica del na-poletano (Ledgeway 2009 d'ora in poi abbreviata in GDN).
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